Recupero, salvaguardia e valorizzazione dei vitigni tradizionali del territorio dell’amerino


Vitigno autoctono italiano: vitigno la cui presenza è rilevata in aree geografiche delimitate del territorio nazionale (art. 2, L. 82/2006)

 

Il settore vitivinicolo italiano, così come quello di altri paesi dell’UE, è stato interessato negli ultimi anni da una intensa ristrutturazione, sia dei vigneti che degli impianti di trasformazione, con concomitanti momenti di difficoltà che sono comuni a tutte le aree vitivinicole del mondo. Dopo i consistenti investimenti nel vigneto ed in cantina, le aspettative economiche dei produttori sono rimaste parzialmente deluse a causa di una crisi generalizzata di mercato dovuta ad una molteplicità di fattori. Tuttavia, negli ultimi tempi non sono mancati segnali di ripresa che andrebbero però accompagnati da strategie aziendali e politiche regionali indirizzate verso la qualità delle produzioni, la ricerca di un giusto rapporto qualità-prezzo, la commercializzazione e la promozione del prodotto finito nonché la valorizzazione del legame vino di qualità e territorio. In tale contesto è importante approfondire gli elementi di conoscenza della viti-vinicoltura regionale, sia a livello varietale che enologico, al fine di migliorare gli standard qualitativi esistenti, creare nuove opportunità di mercato con la riscoperta e la valorizzazione dei vitigni autoctoni a minore diffusione. Il patrimonio vitivinicolo italiano è ricchissimo di vitigni autoctoni e/o di antica coltivazione, aventi uno stretto legame con un specifico territorio. Negli ultimi decenni, sulla scorta del successo dei principali vitigni internazionali, si è passati da una fase in cui si era ridotto il numero di varietà coltivate ad una recente, nella quale si sono riscoperti vitigni di interesse locale, che accanto alle peculiarità legate alla varietà possono contare sul valore aggiunto dei territori di origine.

In un contesto enologico internazionale di forte competizione, caratterizzato prevalentemente da pochi vitigni dominanti risulta quindi quanto mai importante puntare su produzioni vitivinicole peculiari e ben riconoscibili, capaci pertanto di rappresentare le tipicità locali. Vale la pena ricordare alcuni vitigni che hanno contribuito alla rinascita e al successo della produzione enologica di svariate aree dell’Italia centrale degli ultimi anni, quali: Sagrantino, Grechetto, Pecorino, Incrocio Manzoni, Vermentino bianco ed altri ancora.

Alla luce di quanto sopra, nell’ambito di questo specifico progetto sono state approfondite le conoscenze agronomiche e tecnologiche su alcuni vitigni autoctoni dell’Umbria che sono stati oggetto di raccolta e preliminare caratterizzazione nel territorio dell’Amerino.


Obiettivi

La scoperta e la valorizzazione dei vitigni minori consente di differenziare l’offerta enologica e di caratterizzarla dando la possibilità alle aziende di distinguersi sui mercati con prodotti di difficile imitazione, mediante l’utilizzo di vitigni emergenti definiti come migliori sulla base delle indicazioni ricavate dal progetto stesso.

In particolare risulta essenziale individuare quelle varietà autoctone a minore diffusione in grado di ottimizzare e/o esaltare l’integrazione tra vitigno ed ambiente al fine di tipicizzare i vini producibili, rendendoli riconoscibili dai mercati sia nazionali sia esteri.

A tale scopo, successivamente alla fase di ricerca e individuazione sul territorio delle varietà locali autoctone, portata avanti in questi ultimi anni da appassionati della materia[1], è stato allestito uno specifico vigneto sperimentale.

Tale impianto, autorizzato con la determinazione dirigenziale della Regione dell’Umbra N. 6494 del 23/07/2008, ha una superficie di Ha 0,30, è sito nel comune di Amelia ed è stato realizzato su un terreno di proprietà privata concesso in comodato gratuito all’azienda vitivinicola Zanchi Leonardo. 

Tenendo in debita considerazione i risultati di una indagine pregressa di caratterizzazione genetico-molecolare (mediante marcatori SSR) e relativo confronto con un database comprendente più di 600 varietà italiane e 3.000 a livello globale, è emerso che i genotipi collezionati nel vigneto sperimentale sono riconducibili in parte a vitigni noti ed in parte a vitigni non classificabili. I vitigni identificati come autoctoni, con elevata probabilità, derivano da mutazioni più o meno lontane di piante e/o accessioni locali selvatiche (autofecondazioni o incroci naturali e successiva disseminazione dei vinaccioli e sviluppo delle relative piante).

Pertanto, con la prima indagine, eseguita nel 2007-2008, oltre ad accrescere le conoscenze storiche sui vitigni autoctoni della zona, è stato raccolto il materiale vegetale presente sul territorio dell’Amerino, definito il profilo genetico-molecolare di ognuno dei 45 genotipi in studio, verificato le eventuali omonimie e sinonimie con vitigni noti ed iscritti al registro nazionale delle varietà di vite da vino e costituito, inoltre, il vigneto sperimentale con i genotipi a confronto.

 

I risultati sin qui raggiunti e le prospettive per il futuro riguardano:

 

1)      Il mantenimento della biodiversità viticola della regione dell’Umbria.

 

2)      La caratterizzazione fenologica, agronomica e tecnologica dei seguenti vitigni autoctoni, non riferibili ad altre varietà note, e ritenuti interessanti per la coltivazione in Umbria:

 

Vitigni bianchi

Vitigni rossi

Ferrante

Canaiolo

Greco

Greco nero

Moscatello

Lacrima

Moscato di Raganella

Magnaguerre

Tostolello

Negretto

 

Raviso nero

 

Ua de le Vigne

 

Vajano

 

3) L’implementazione di appositi dossier per i genotipi meritevoli, necessari per l’inscrizione al registro nazionale delle varietà di vite da vino (a tal fine saranno rilevati tutti i parametri previsti sia dalla GU n. 16 del 21-1-2005 sia nell’allegato tecnico del D.G.R. 1931/04);

 

Gruppo di Lavoro

Responsabile scientifico Prof. Alberto Palliotti, Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali (DSAA), Facoltà di Agraria, Università degli Studi di Perugia.

Rilievi morfo-fenologici, dei caratteri alla vendemmia e schede ampelografiche a cura del Centro Regionale Servizi alla Vitivinicoltura (CRSV) di Orvieto (TR);

Analisi dei vini e parametri di qualità, analisi sensoriale e valutazione organolettica a cura del Dipartimento di Scienze Economico Estimative e degli Alimenti (DSEEA), Facoltà di Agraria, Università degli Studi di Perugia.

 

 

[Scheda relativa alla metodologia di Lavoro]

 

Metodologia di lavoro

Su tutti i vitigni in esame sono stati rilevati i seguenti parametri:

 

    A) Vegetativi:

  • epoca di germogliamento
  • epoca di fioritura
  • epoca di invaiatura
  • epoca di maturazione
  • caratteristiche delle gemme (fertilità, gemme a sviluppo vegetativo e gemme cieche)
  • vigoria delle piante (mediante peso del legno di potatura di 1 anno).

B) Produttivi:

durante la maturazione:

  • zuccheri (grado rifrattometrico)
  • acidità titolabile (g/l di acido tartarico)
  • pH
  • peso medio dell’acino

 

alla vendemmia:

  • zuccheri (grado rifrattometrico) 
  • acidità titolabile (g/l di acido tartarico)
  • pH
  • Antociani nelle bucce
  • Polifenoli totali nelle bucce
  • peso medio del grappolo e dell’acino
  • produzione media, espressa in Kg di uva per ceppo e per ettaro

 

sui vini bianchi:

  • alcool (% in volume)
  • acidità totale (g/l di acido tartarico)
  • acidità volatile (g/l)
  • pH
  • estratto secco netto (g/l)
  • intensità e tonalità colorante

 

       sui vini rossi:

  • alcool (% in volume)
  • acidità totale (g/l di acido tartarico)
  • acidità volatile (g/l)
  • pH
  • estratto secco netto (g/l)
  • antociani (mg/l)
  • polifenoli totali (mg/l)
  • tannini totali (mg/l)
  • intensità e tonalità colorante

 

Tutti i vini prodotti sono sottoposti a specifiche analisi sensoriali di tipo descrittivo-qualitativo da parte di un apposito panel test volte ad evidenziare l’insieme delle caratteristiche organolettiche. Per i vini rossi è prevista anche una analisi del profilo delle antocianidine, cioè una valutazione della relativa composizione sia quantitativa sia qualitativa mediante analisi HPLC.

I vini ottenuti sono utilizzati esclusivamente per le analisi chimiche e per le valutazioni organolettiche-sensoriali.

Inoltre, durante il ciclo di coltivazione del vigneto saranno valutati anche altri elementi, quali la resistenza alla siccità, la sensibilità alle malattie, soprattutto fungine, la vigoria espressa dalle piante.

 

 



[1] Arice P., Miliacca G., 2004.  Frutti dal passato. Storia del progetto di recupero e conservazione presso il bacino del Rio Grade di Amelia. Leoni Grafiche, Amelia.